Oggi vi propongo la mia analisi del monitoraggio grafico del paziente in ventilazione meccanica proposto nel post del 13 agosto. La figura qui a lato è la stessa, con l’aggiunta di colorazioni, linee e frecce solo per facilitare il commento.
Utilizziamo il nostro metodo ABC proposto negli ultimi due post. Dopo aver selezionato le curve di pressione e flusso (A), identifichiamo l’inspirazione guardando le fasi in cui il flusso è positivo (B). La fase inspiratoria è identificata dalle aree grigie e dalle curve colorate in giallo. Passiamo all’ultima tappa: come varia la pressione nelle vie aeree durante l’inspirazione (C)? Vediamo che è costante per quasi tutto il tempo inspiratorio, con un piccolo incremento verso la fine dell’inspirazione. Se la pressione non aumenta durante l’inspirazione ciò significa che non c’è insufflazione, cioè non c’è introduzione di gas a pressione durante l’inspirazione. L’unica modalità di ventilazione in cui questo accade è la CPAP, che è un respiro spontaneo su una “base” di pressione positiva continua.
Aumentiamo ora il livello di analisi del monitoraggio grafico. Aggiungiamo quindi al “ABC” il “DEF”.
Perchè alla fine dell’inspirazione la pressione nelle vie aeree aumenta? Nel punto in cui la pressione inizia ad aumentare ho tracciato una freccia lilla che si proietta sulla curva di flusso. In quel punto si ha una brusca riduzione del flusso inspiratorio che in una frazione di secondo si azzera e diventa espiratorio. In quel momento il paziente smette di inspirare ed inizia l’attivazione dei muscoli espiratori, “soffiando” gas nel circuito. E’ questo il motivo del piccolo aumento di pressione che inizia alla fine dell’inspirazione e si mantiene per l’espirazione: il paziente aggiunge al circuito l’aria che espira. Il ventilatore cerca di mantenere la pressione di CPAP ma non è perfetto nello “smaltimento” completo dell’aria che il paziente espira e la pressione un pochino aumenta. Un peccato veniale, visto che l’aumento di pressione è molto piccolo, dell’ordine di circa un cmH2O. Definiamo con la lettera “D” l’inizio dell’attivazione dei muscoli espiratori del paziente.
Continuiamo con la lettera “E” come espirazione. La curva di flusso ti sembra uguale a quella passiva vista nel post del 20 agosto? Certamente no! In quella passiva il flusso espiratorio, dopo il picco iniziale, si riduceva progressivamente con un andamento curvilineo con la concavità verso il basso. Qui dopo il picco iniziale, il flusso espiratorio si mantiene o addirittura aumenta descrivendo un profilo a forma di “U”. Vai a vedere il post del 25 marzo, troverai un immagine che ti aiuterà a capire la differenza tra flusso espiratorio attivo e passivo. Se il flusso è attivo, il paziente continua ad utilizzare i muscoli espiratori per tutta l’espirazione, continuando ad immetere a forza gas nel circuito. L’espirazione comunque non è ostruita perchè il flusso espiratorio si mantiene elevato per tutta l’espirazione. La “gobba” che vedi sulla curva di pressione durante l’espirazione è dovuta al picco nella quantità di gas che passa dai polmoni al circuito del ventilatore.
Le linee rosse verticali disegnate durante le fasi espiratorie coincidono con la riduzione della pressione nelle vie aeree al di sotto del valore osservato durante l’inspirazione. Se guardiamo dove cadono queste linee sulla curva di flusso, notiamo che coincidono con il punto in cui il flusso espiratorio inizia a diventare verticale per raggiungere in una frazione di secondo lo zero. I muscoli espiratori si sono fermati, ed hanno iniziato ad attivarsi i muscoli inspiratori. L’aria che stava uscendo dai polmoni smette bruscamente di uscire perchè il torace ricomincia ad espandersi per effetto della ripresa dell’attività dei muscoli inspiratori. Identifichiamo con la lettera “F” l’inizio dell’attività dei muscoli inspiratori, cioè il momento in cui, verso la fine dell’espirazione, pressione nelle vie aeree e flusso espiratorio iniziano a ridursi bruscamente. Il flusso inspiratorio non inizia subito perchè il ventilatore meccanico deve capire che sta cambiando fase del ciclo respiratorio (trigger) e modificare l’apertura delle valvole inspiratorie ed espiratorie. Tutto questo processo ha una latenza temporale (identificata dalla distanza tra la linea tratteggiata rossa e l’inizio dell’inspirazione identificata dall’area grigia) durante la quale la pressione nelle vie aeree si riduce. La riduzione in questo caso è di circa 1-2 cmH2O, segno di una moderata attivazione del drive respiratorio. La piccola indentatura nella curva di flusso che precede l’inspirazione è legata al triggeraggio che non è immediatamente efficace.
L’identificazione dei di “D” e “F” richiederebbe l’utilizzo della pressione esofagea, ma anche con il solo attento esame delle curve di flusso e pressione delle vie aeree si possono avere ottime informazioni.
Concludendo l’analisi: è un paziente con una CPAP di circa 8 cmH2O (livello a cui si assesta la pressione durante la fase stabile dell’inspirazione), tachipnoico (6 respiri in 10 secondi sono 36 respiri al minuto), con un’attività inspiratoria non particolarmente intensa (la pressione durante l’inspirazione non scende sotto il livello di CPAP) e bassi volumi correnti, con un’espirazione forzata che si mantiene per tutta l’espirazione.
A questo punto il nostro obiettivo dovrebbe essere non tanto quello di aumentare il supporto inspiratorio ma di migliorare l’interazione ventilatore/paziente e consentire un’espirazione passiva completa (o quasi). Ma oggi penso di avere messo tantissima carne al fuoco (forse troppa), e quindi mi fermo e saluto augurando una buona domenica a tutti gli amici di ventilab.org.