Eccomi qua per il analizzare il monitoraggo grafico della ventilazione meccanica proposto nel post del 25 aprile. Prima di iniziare, un vivo ringraziamento agli amici che hanno lasciato un commento al post.
Iniziamo analizzando l’impostazione “A” (figura 1).
Figura 1
Ripropongo il consueto schema ABCDEF (vedi post 20/08/2010 e 29/08/2010).
A) identifichiamo le curve di pressione delle vie aeree (in giallo nella figura) e flusso (in verde). Ignoriamo tutto il resto del monitoraggio perchè non aggiunge nulla alle informazioni contenute in queste due curve del monitoraggio grafico della ventilazione meccanica.
B) cerchiamo l’inspirazione sulla traccia di flusso, individuata dalla curva al di sopra della linea dello zero. Il flusso inspiratorio, dopo un picco iniziale, diventa decrescente. Il flusso inspiratorio decrescente è il marker delle ventilazioni pressometriche con paziente passivo durante l’inspirazione. Vediamo 3 onde di flusso inspiratorio nei 10 secondi di registrazione delle curve: la frequenza respiratoria sarà quindi di 18 atti/minuto.
C) la pressione nelle vie aeree aumenta rapidamente durante l’inspirazione, quindi raggiunge un plateau. E’ approssimativamente un’onda quadra di pressione. Anche questo è un marker di una ventilazione pressometrica con paziente passivo.
D) la pressione delle vie aeree non aumenta alla fine dell’inspirazione. Non c’è quindi segno di attivazione dei muscoli espiratori prima che l’inspirazione termini: il paziente è ben sincrono con il termine della fase inspiratoria del ventilatore. Altro segno di paziente passivo.
E) il flusso espiratorio, al di sotto della linea dello zero, inizia con un picco e successivamente decresce esponenzialmente. In altre parole ha l’aspetto di una curva con la concavità verso il basso. Questo è il tipico aspetto di una espirazione passiva. Ma come è passivo questo paziente!
F) cerchiamo alla fine dell’espirazione una riduzione della pressione delle vie aeree o una decelezione del flusso come segno dell’inizio dell’attività dei muscoli respiratori per l’inspirazione successiva. In altre parole vediamo se il paziente si attiva per il respiro successivo (cioè se triggera). In questo caso vediamo una quasi impercettibile riduzione della pressione delle vie aeree associata ad una minima decelerazione (=avvicinamento più rapido verso la linea dello zero) del flusso espiratorio. Unico segno di attività del paziente è questa minima, quasi impercettibile attività di triggeraggio.
In sintesi abbiamo una ventilazione pressometrica con paziente passivo durante inspirazione ed espirazione. Gli atti respiratori sono triggerati. Abbiamo due possibilità: una ventilazione assistita controllata pressometrica (APCV) o una ventilazione a pressione di supporto con pieno supporto della funzione ventilatoria. In realtà il paziente aveva una pressione di supporto di 12 cmH2O con 5 cmH2O di PEEP ed un trigger a flusso molto sensibile (10 su Servoi Maquet).
Ed ora passiamo alla più complessa analisi dell’impostazione “B”. Facciamo il ABCDEF anche in questo caso, quindi scegliamo solo le curve di pressione e flusso (A).
Quindi identifichiamo l’inspirazione sulla curva di flusso (B) (figura 2).
Figura 2
Qui vediamo cinque atti inspiratori nei dieci secondi di monitoraggio grafico della schermata. Cinque respiri in 10 secondi sono 30 respiri/minuto. Ora analizziamo la forma della curva di flusso durante l’inspirazione. Per ora escluiamo dall’analisi il respiro 1. Nei respiri dal 2 al 5 vediamo chiaramente un flusso decrescente, tipico delle ventilazioni pressometriche.
La curva di pressione delle vie aeree (C) aumenta durante l’inspirazione. In particolare il valore di pressione di picco (o quasi) è spesso raggiunto nella prima parte dell’inspirazione, e poi si assesta su un un plateau più o meno regolare, caratteristica propria delle ventilazioni pressometriche.
Nelle ventilazioni pressometriche, tanto più il paziente è passivo, tanto più il flusso inspiratorio è esponenzialmente decrescente e la pressione durante l’insufflazione rimane prevalentemente sul livello della pressione di picco. Nel nostro paziente l’inspirazione 3 è passiva dal momento in cui inizia il flusso, nelle altre inspirazioni il paziente invece sembra un po’ più attivo.
L’inspirazione 1 è molto strana: il flusso è decrescente fino a circa metà dell’inspirazione, quindi aumenta e decresce nuovamente. Contemporaneamente la pressione scende e poi risale al valore di picco. Cosa è successo? Mentre il paziente stava smettendo di inspirare (flusso decrescente) ha effettuato una nuova inspirazione (il flusso è risalito). Questa inspirazione in realtà si associa a due atti inspiratori dei muscoli respiratori del paziente. Ne consegue che gli atti inspiratori dei muscoli respiratori sono 6 e non cinque come avevamo dedotto da una prima analisi. La frequenza respiratoria (dei muscoli respiratori del paziente) è quindi di 36 atti al minuto, e non 30 come misurato dal ventilatore .
Nella figura 4 vediamo le ultime tre fasi (D-E-F) dell’analisi.
Figura 3
Con la D analizziamo se c’è una sufficiente sincronia tra l’espirazione del paziente ed il ciclaggio del ventilatore, cioè se le pressioni delle vie aeree a fine inspirazione sono simili alla somma di PS più PEEP (linea azzurra). Mi sembra che non ci siano grossolane differenze tra pressioni misurate ed attese: l’inspirazione del paziente e del ventilatore sono sincrone.
Vediamo ora l’espirazione (E). Nelle prime due espirazioni e nell’ultima il flusso espiratorio è grossolanamente decrescente: non sembrano esserci quindi ostruzione bronchiale né espirio forzato. Nella terza espirazione vediamo che il flusso espiratorio prima si azzera, resta sula linea dello zero per circa mezzo secondo, quindi ricomincia l’espirazione da dove si era interrotta. Questo è uno sforzo inefficace. Il paziente ha terminato la propria inspirazione quando questa ha toccato la linea dello zero. In effetti la durata di questa espirazione non sarebbe stata molto diversa dalla precedente e dalla successiva. Ma quando ha tentato di inspirare non è riuscito a triggerare l’inspirazione successiva. Questo avviene in caso di PEEP intrinseca e/o trigger poco sensibile. Dopo il tentativo fallito di inspirazione, il paziente riprende l’espirarzione, riducendo la PEEP intrinseca. Al termine di questa doppia espirazione riesce finalmente ad attivare l’inspirazione successiva. Anche lo sforzo inefficace deve essere considerato un’inspirazione dal punto di vista muscolare: i muscoli respiratori hanno inspirato, purtroppo senza riuscire a fare entrare gas nei polmoni. Quindi anche questo sforzo inefficace va aggiunto alla frequenza respiratoria dei muscoli respiratori del paziente. Gli atti inspiratori “muscolari” sono quindi 7 (e non 6) nei dieci secondi, per una frequenza di 42 al minuto, contro i 30 misurati dal monitoraggio del ventilatore. Non è proprio la stessa cosa!
Finalmente andiamo all’ultimo step (F), l’attivazione dei muscoli inspiratori. Questa si evidenzia come una rapida riduzione del flusso espiratorio ed una consensuale caduta della pressione nelle vie aeree (frecce tratteggiate). Il paziente ha una attività molto intensa per attivare il trigger.
In sintesi, il nostro paziente con l’impostazione “B” aumenta la frequenza respiratoria (30/min quella apparente, 42/min quella dei muscoli respiratori), presenta fenomeni di asincronia sia inspiratoria che espiratoria, ha una marcata attività per triggerare l’inspirazione, è meno passivo durante l’inspirazione.
L’unica modifica dell’impostazione del ventilatore è il trigger. Il trigger a flusso molto sensibile è stato sostituito da un trigger a pressione di -2 cmH2O. Le due curve sono state registrate a pochi minuti l’una dall’altra.
Per oggi mi sono dilungato fin troppo. Ci rivediamo su ventilab per parlare un po’ di trigger.
Un saluto a tutto. E tanti auguri alle mamme.